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Giocattoli per bambini: È giusto fare distinzioni tra maschi e femmine?

Autore: dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Novembre 2016 in Attualità

Si avvicina Natale, e per i bambini arriveranno tanti giocattoli; rispunta allora una questione sollevata di recente: è giusto che esistano giocattoli differenti per le bambine, come bambole, passeggini, cucine, utensili per la casa, la pulizia e la cucina, gioielli, trucchi, peluche, e per i maschietti, come palle, costruzioni, supereroi, armi giocattolo, macchine, treni, camion, garage, piste, gru, trattori, aerei, navicelle spaziali, set da piccoli scienziati, mostri, dinosauri, soldatini, pirati, giochi elettronici, o lo stereotipo di genere rappresenta solo un condizionamento sociale basato sulla retorica che vede il mondo femminile incline all’accudimento e alla cura della casa e della famiglia, e quello maschile alla forza, alle abilità fisiche, al lavoro, all’avventura, all’esplorazione e alla competizione, dicotomia ormai superata in una società come quella moderna, in cui per lo più entrambi i genitori lavorano e insieme si prendono cura della casa e dei figli? In altre parole, la preferenza per un determinato tipo di giocattolo, è davvero innata, o piuttosto acquisita, in quanto frutto del condizionamento dello stereotipo di genere imposto dalla società, dall’ambiente e dalla famiglia? Alla questione se ne collega un altro: il condizionamento da piccoli, attraverso i giochi, può influenzare il comportamento e le attitudini da adulti, portando le bambine ad ottenere, divenute donne, meno titoli di carriera, oppure i maschietti che giocano con cucine e bambolotti ad essere meno virili? Non è facile rispondere. Gli studi di psicologia tuttavia tenderebbero a dimostrare che le differenze di scelte tra i sessi non sono innate, o lo sono in minima parte, e vengono indotte o perlomeno amplificate dall’educazione, dalla cultura, dalle aspettative della società, dal rinforzo più o meno volontario di genitori, insegnanti, coetanei, che chiedono alle bambine di esprimere nel gioco la dolcezza, la tenerezza, la tranquillità e la sensibilità, mentre ai maschi si tende ad insegnare ad essere forti e audaci, aggressivi e impulsivi, insomma si incitano le bambine ad essere “principesse” e i maschi “guerrieri”. Saremmo quindi noi adulti a rendere i bimbi specchi dei nostri stereotipi inconsci. La convinzione che esistano giochi adatti ad un sesso piuttosto che ad un altro ha delle radici e delle motivazioni culturali profonde, legate all’idea che il gioco dei bambini debba proporre dei modelli di genere ai quali possano ispirarsi e uniformarsi. Invece sarebbe più giusto lasciar giocare i bambini liberamente con quello che desiderano e che trovano divertente, permettendogli di sviluppare e accrescere le proprie passioni, curiosità, voglia di sperimentare sin da piccoli. Il gioco deve essere lo spazio privilegiato dove i bambini possano interpretare e rielaborare realtà e vissuti in modo creativo, sperimentare se stessi e le proprie possibilità attraverso la fantasia e l’immaginazione, senza schemi obbligati e pregiudizi che appartengono alle nostre logiche di adulti. Consentendo ai bambini di entrambi i sessi di giocare indifferentemente con ogni tipo di giocattolo, facciamo un passo in favore dell’educazione alla parità di genere. Quello su cui gli studi concordano è che le scelte ludiche non influenzeranno assolutamente la scelta dell’identità e dell’orientamento sessuale da grande. Non bisogna quindi sorprendersi o opporsi se un bimbo preferisce giochi che solitamente si attribuiscono all’altro sesso: sta solo sperimentando se stesso e il mondo. Cosa che è appannaggio proprio dell’infanzia.