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Beethoven: Oggi non sarebbe sordo!

Autore: a cura della dott.ssa Tea Maione | Pubblicato Settembre 2019 in Salute

La sordità di Beethoven è una di quelle malattie di “pazienti illustri” che più di altre sono state studiate dagli storici e dai medici, tuttavia senza essere giunti a conclusioni definitive, specie per la sua genesi. Fin quando gli è stato possibile, Beethoven ha cercato di tenere nascosta la sordità. Nel 1801 a 31 anni così scrive all’amico medico Franz Gerhard Wegeler: “… devo confessarti che conduco una vita infelice… sono due anni che evito qualsiasi compagnia, perché non posso dire alla gente che sono sordo… il dott. Frank mi ha curato con olio di mandorle, ma senza alcun effetto… poi mi ha prescritto tè per gli orecchi, ma questi sibilano, e sento un brusìo giorno e notte… posso dirti che la mia vita si trascina miseramente, se avessi un’altra professione la mia infermità non sarebbe così grave, ma nel mio caso è una menomazione terribile! Devo mettermi accanto all’orchestra, altrimenti non odo le note acute degli strumenti e delle voci posso udire i toni di una conversazione ma non le parole, e se qualcuno grida non lo posso sopportare”.
L’undici maggio del 1809 Vienna è sotto le cannonate delle truppe francesi di Napoleone. Beethoven nonostante la sordità, si rifugia in cantina coprendosi le orecchie con dei cuscini. I suoni forti gli danno fastidio! Soffre già del caratteristico fenomeno del recruitment che, per ironia della sorte, non fa sentire i suoni di intensità normale, ma provoca un fastidio oltre norma per i suoni forti. La sua sordità è già grave!
Nello stesso anno compone la Quinta Sinfonia. Ma Beethoven la sua Quinta… non l’ha mai sentita!
A soli 39 anni tra lui ed il mondo si è già alzato il muro del silenzio. Non percepisce né voci né suoni e riesce appena ad udire ciò che suona stringendo tra i denti una bacchetta di legno poggiata sulla cassa di risonanza del pianoforte. Sembra che la sordità del compositore sia iniziata intorno ai 27 anni interessando prima l’orecchio sinistro poi quello destro; poco risolvono i cornetti acustici che un artigiano di sua fiducia, costruisce per lui. Nel marzo del 1818 viene costruito per lui uno speciale pianoforte dalla casa britannica Broadwood: ha la sonorità più robusta e penetrante di quella dei pianoforti viennesi di allora, la tastiera è arricchita di quattro tasti verso il grave, e di uno verso l’alto. Con il nuovo strumento Beethoven può comporre le ultime tre Sonate e la Nona Sinfonia.
L’esame post-mortem dell’apparato uditivo del musicista, eseguito dal Prof.Wagner, direttore del Museo di Anatomia Patologica di Vienna riporta un’analisi che non è servita a chiarire lo stato di salute del musicista, ma attivò vari dubbi che ancora oggi medici e storici non hanno chiarito. Nel 1970 alcuni studiosi americani parlarono di otosclerosi poi contestata da più parti. Nel 1797, epoca in cui Beethoven fu colpito da tifo addominale, sembra instaurarsi l’inizio del suo disturbo uditivo. Alcuni studiosi ritennero trattarsi di otite adesiva (versamento denso-sieroso nella cavità timpanica), ma ciò non spiegava la degenerazione del nervo acustico. Meno fantasiosa e più attendibile di altre ipotesi successivamente elaborate è quella che fa risalire la sordità del musicista ad uno stato catarrale cronico delle prime vie respiratorie e del rinofaringe. Ad indicarlo sarebbe stato egli stesso, quando riferisce di “… sentire la testa in fiamme”, tanto che mentre suona, ha l’abitudine di correre al lavabo e di immergere la testa nell’acqua fredda: così rinfrescato e malamente asciugato, si rimette al piano. Il tenore Rokel, suo amico, lo trova nel suo studio mentre compone l’Eroica a torso nudo, chino su un grande bacile, intento a rovesciarsi sul capo e sul dorso getti d’acqua gelata. Era forse una di quelle semplici patologie che frequentemente sono sotto gli occhi degli otorinolaringoiatri e che hanno origini da banali fatti infettivi, oggi facilmente curabili e due secoli fa di difficile risoluzione? Nei primi anni di affezione della sordità del grande musicista, essa interessa soltanto gli organi di trasmissione (orecchio esterno e quello medio) ma, successivamente, la sordità di Beethoven coinvolge anche l’orecchio interno, coclearizzandosi.
Il dolore alle orecchie, la sensazione di orecchio pieno, una lieve ipoacusia, meritano già sul nascere di essere sottoposti ad una valutazione clinico-strumentale da parte dello specialista otorinolaringoiatra.
Oggi una malattia semplice da curare per un valido otorinolaringoiatra ed un’ipoacusia inizialmente lieve per un attento audioprotesista sarebbe stata brillantemente risolta grazie, soprattutto, agli apparecchi acustici di ultima generazione. Avremmo un Beethoven perfettamente in grado di udire, comporre e comunicare il “pathos” dei suoi magici suoni all’umanità.