Giovedì 02 Maggio 2024, 23:25

Intolleranze alimentari tra miti e realtà

Autore: a cura del dott. Luca Palladino | Pubblicato Ottobre 2021 in Salute

Quello delle intolleranze alimentari è un argomento POP: se ne parla ormai ovunque e spesso a sproposito. Ma cosa si intende per intolleranze alimentari?
Le intolleranze fanno parte delle cosiddette “reazioni avverse al cibo”, cui appartengono anche le allergie alimentari con le quali sono spesso confuse. A differenza delle allergie però le intolleranze non sono semplici da diagnosticare, perché non coinvolgono il sistema immunitario ma sono dovute all’incapacità dell’organismo di processare correttamente un componente dell’alimento consumato, con la conseguente comparsa di sintomi, in genere a carico dell’apparato digerente.
Esistono numerose intolleranze nei confronti di alcuni non-nutrienti presenti in vari cibi (come ad esempio istamina, caffeina, solanina, teobromina, glutammato monosodico, solfiti), ma le intolleranze più note sono quelle al glutine e al lattosio.
L’intolleranza al glutine, definita celiachia, è determinata da una reazione al glutine, una proteina presente in molti cereali. Per i soggetti affetti da celiachia la sola soluzione è quella di eliminare totalmente gli alimenti contenenti il glutine.
L’intolleranza al lattosio è la più diffusa tra le intolleranze da difetti enzimatici. Il lattosio, zucchero presente nel latte, viene digerito grazie ad un enzima chiamato lattasi. Tuttavia la lattasi, che tutti abbiamo ben funzionante nella prima infanzia, perde funzionalità in una parte della popolazione a partire dai quattro/cinque anni. Il lattosio indigerito passa nel colon e viene fermentato dalla flora batterica: ne derivano sintomi come diarrea e crampi addominali. Chi soffre di intolleranza al lattosio deve evitare gli alimenti che lo contengono in larga quantità (latte, formaggi freschi, altri derivati), ma spesso riesce a tollerare quelli che ne contengono poco (ad esempio i formaggi stagionati).
Per queste 2 intolleranze esistono test diagnostici affidabili, sicuri, precisi e riproducibili: per la celiachia sono test di primo livello basati sulla ricerca di anticorpi specifici (come gli anti-transglutaminasi e gli anti-endomisio) nel siero del paziente.
Per la diagnosi di intolleranza al lattosio si utilizza il breath test. Durante il test il paziente assume una dose standardizzata di lattosio: a intervalli di tempo successivi vengono analizzati i gas espirati alla ricerca di picchi di idrogeno, la cui presenza indica fermentazione intestinale del lattosio non digerito.
Parallelamente a questi test affidabili negli anni ne sono sorti altri che nel migliore dei casi presentano scarsa accuratezza, nel peggiore sono vere e proprie prese in giro basate su concetti pseudoscientifici. Si va dai più fantasiosi (test citotossico, Vega test, test del capello, pulse test, ecc) a quelli che hanno la parvenza di essere più seri perché spesso eseguiti in laboratori di analisi (come il dosaggio delle IgG4), ma tutti sono stati bocciati dalla comunità scientifica internazionale.
Tali test esistono perché le intolleranze alimentari sono divenute un capro espiatorio universale: qualunque sia il problema di cui soffriamo si tende sempre più ad attribuirlo all’intolleranza verso un qualche cibo. Così dal prezzemolo al basilico, passando per l’aglio e il pollo, questi test generano liste infinite di alimenti da escludere, che inducono i pazienti a sottoporsi a tremende diete di eliminazione di cui in genere non c’è alcun bisogno. E che possono procurare molti più danni di quanti non possano risolverne.
Come difendersi in questa giungla? Ad oggi la regola è molto semplice: non effettuare test di intolleranza, se non quelli per glutine e lattosio, e rivolgersi a professionisti seri, a partire da un Nutrizionista che sappia guidarvi nelle scelte alimentari più indicate alla vostra situazione.

Dott. Luca Palladino
Biologo Nutrizionista
Cell. 339.7321706
email: info@nutrizionistapaladino.it