Venerdì 03 Maggio 2024, 01:03

Sorrento: il celebre matrimonio della Regina Giovanna II

Autore: Luca Ricciardi | Pubblicato Aprile 2018 in Cultura

Quando si parla di matrimoni a Sor­rento, oggi, vengono in mente le tantissime e sempre belle cerimo­nie religiose che si celebrano nelle chie­se sorrentine accolte da magnifiche co­reografie floreali. Oppure si pensa alla miriade di matrimoni civili celebrati pres­so il suggestivo chiostro di San Francesco, presso l’ imponente Palazzo Municipale, nella splendida sala degli Specchi (o nel giardino) del Museo Correale di Terranova, oppure nella incantevole cornice di Villa Fiorentino (anche conosciuta come Villa “Fazzoletti”).

Anzi proprio quello dei matrimoni civi­li a Sorrento si è trasformato in qualcosa di molto “trandy” anche tra gli stranieri che, con entusiasmo non esitano, in quan­tità sempre più numerose, a sobbarcarsi ingenti spese pur di coronare il proprio sogno d’ amore nella Terra delle Sirene. Andando indietro nel tempo, invece, si potrebbe raccontare la storia di tanti ma­trimoni celebri.

Tra tutti, però, ce n’è uno davvero spe­ciale: quello che vide interessata Giovanna Durazzo, destinata a divenire futura regina del Regno di Napoli.
Recentemente, a rinfrescarci la memo­ria anche su questo argomento, è stato il sito consultabile all’indirizzo www.ilme­gliodisorrento.com

Tra le tante pagine rese disponibili da questo portale ben curato, infatti, ce n’è una dedicata proprio a quelle famose noz­ze. Tra l’ altro, si legge: “Nel 1399 Sorren­to ebbe modo di conoscere Giovanna II in una circostanza davvero straordinaria: quella relativa alla celebrazione di un matrimonio a Sorrento, destina­to a passare alla storia. Al riguardo Manfredi Fasulo, nel suo “La Penisola Sorrentina – Istoria – Usi e costumi – Antichità” (editato a Napoli nel 1906 e ristampato nel 1993 a cura di Gerardo, Giuliana e Fabrizio Gargiulo), nel fornire una versione colorita dell’evento, scrisse: “Nel 1399 si celebrò a Sorrento, uno sposalizio princi­pesco e la città apparve in festa. Lungo le vie adorne d’arazzi, fiori e bandiere coi colori delle case di Du­razzo e d’Austria, si vedeva una insolita animazione; la strada che menava dal Castello alla chiesa di S. Anto­nino era tutta ornata con archi di mirto e la terra sparsa di fronde e foglie di rose. Da tutte le vie sboccava sulla piazzetta un fiume di genti, venute anche da Massa e dal Piano e gareggianti fra loro con nuove vesti e gale; nel tempio, un parato magnifico e la luce di centinaia di candele, rendevano bello l’ambiente, colmo di per­sone; il grosso campanone suonava a festa.

Venutosi alla cerimonia, dopo che il notaio Lazzaro Guardati, sor, ebbe letti i capitoli da lui redatti e il patto che univa in matrimonio la Principessa Giovanna di Du­razzo sorella di Ladislao, con Guglielmo Duca d’Austria, alla presenza di Ladislao Re di Napoli, della Regina Mar­gherita e di Angelo Patriarca di Costantinopoli e Nun­zio di Papa Bonifacio IX tutti stando in piedi, in mezzo ad un gruppo di baroni napoletani e nobili sorrentini, il Nunzio assistito dallo Arcivescovo di Sorrento, Ro­berto Brancia e dal Vescovo Guido della Porta, sor, congiunse e benedisse a nome del Pontefice, il sacro vincolo.
Usciti tutti di chiesa, il corteo si mosse in mezzo ad una calca di popolo plaudente. Un vago gruppo delle più leggiadre fanciulle nobili di Sorrento, seguiva la bel­lissima sposa al braccio del Duca, venivano poi il Re e la Regina, la Corte, i patrizii napoletani e sorrentini indi il Governatore e le Autorità del paese, i Sindaci dei Seg­gi, varii armati e molto popolo, in ricchi, variati, pittore­schi costumi. Così proseguì il corteo fino al palazzo del governo, sito vicino alla chiesa di S. Quinto detta poi del Carmine, ove seguì un magnifico convito. Nell’an­nesso giardino, che si prolungava fino alle sponde del mare furono disposte artisticamente le tavole. Ad una di esse, su seggioloni di velluto damascato, stavano gli sposi, il Re e la Regina, poi tutti in giro gli altri della Cor­te, i nobili e le dame invitate, quelli con ricche e lucenti armature e con elmi o berretti ornati di variopinte pen­ne, le dame con robe di velluto e seta adorne di gioie. Sugli alberi, pennoni e trofei, sulle tavole fiori ed arbu­sti di mirto e arancio e palme, e ponticelli di confetti e frutta. Le più rare specie di uccelli e pesci furono serviti e vini e confetture costosissime.
Verso notte, una serenata fatta sul mare, con un coro di augurii, portò l’omaggio della gentile Sorrento agli sposi regali”.
Chiusa la parentesi del suo matrimonio, in seguito Giovanna II, nel 1414 divenne regina, ma dovette pena­re non poco per affermare la sua leadership e dovette provvedere a sedare non pochi tentativi di rivolta.

Nel testo redatto da Fabrizio Guastafierro, però si legge che La Regina conservò inalterato il suo amore verso la Città del Tasso. In questo senso si legge: “Sem­pre secondo il racconto fornitoci dal Fasulo : “Calmate per un poco le lotte, nel 1423 la regina Giovanna II, ve­niva a villeggiare col figlio adottivo in Sorrento, dove essa aveva fatto costruire una casa vicino alla chiesa di Casarlano che poi donava nel 1425 ai Padri Domenica­ni, che vi stabilivano un convento e vi stavano ancora nel 1568. Con privilegio del 13 luglio 1428 la regina dava a Zottola Correale il territorio detto Capo di Cerere a Sorrento, dalla parte della Città sino al lido di mare, e nel frattempo si facea costruire una villa a Vico, altra a Massalubrense e forse una terza al Capo di Sorrento, essendovi rimasto leggendario il bagno della Regina Giovanna”.
In effetti sempre sul sito che dedica le proprie at­tenzioni a “Il Meglio di Sorrento”, si possono trovare anche altre pagine intriganti che riguardano sempre la Regina Giovanna.